Corsari del Gusto®

liberi pensieri di un contadino della provincia di Cuneo e dei suoi amici

Archivio per la categoria 'corsari arrabbiati'

Farmer’s market fuori legge?

Una proposta di legge punta a introdurre l’obbligo di indicare prezzo, varietà, categoria e provenienza anche per i coltivatori diretti per eliminare le diverse irregolarità riscontrate nei mercati contadini

di C. S.

Il decreto legislativo 306/2002 impone ai commercianti, ai distributori e agli imprenditori agricoli di indicare prezzo, varietà, categoria e provenienza delle derrate alimentari esposte.

Tale obbligo non sussiste però per i coltivatori diretti, una norma contestata dalla senatrice (PD) Donatella Poretti (Puglia) che con un’interrogazione indirizzata al titolare del Mipaaf Luca Zaia, vorrebbe introdurre questo dovere di trasparenza nell’etichettatura a tutti i produttori.

La rappresentante del Pd evidenzia infatti come, mentre il rispetto della norma sull’etichettatura è risultato molto alto nella grande distribuzione, nei mercati rionali e nei cosiddetti farmer’s market, dove i coltivatori vendono in prima persona i propri prodotti, sono state riscontrate diverse irregolarità che potrebbero essere eliminate introducendo, appunto, l’obbligo di segnalare la provenienza della merce. (fonte: Teatro naturale clicca)

di C. S.
10 Ottobre 2009 TN 35 Anno 7

fm1

Tutti o lodi vengono al pettine?  Ha ha ha, ghaaa ah ah ah, bella ne?    ‘le pròpi bèla!

Naggia però! Questa Senatrice deve essersi svegliata male, o è incazzosa per natura? Sarà anche Lei più bella che intelligente? Anche Lei una catto-comunista che vuole sfidare i rural-pupulisti?

Comunque il fatto è questo: L’imprenditore agricolo ha la possibilità di vendere del suo un 70% e il restante 30% può solo commercializzarlo, quindi compra e rivende. Questa legge è stata fatta per sostenere i produttori e dare vita così ad una agricoltura più protagonista e con più possibilità per restare a galla sul mercato, spietato, dei commercianti.

E’ vero, di quel 30% andrebbe dichiarata la provenienza. Ma c’è chi non abbisogna di questa integrazione e allora tratta solo prodotti aziendali: e i mercatini sono pieni di cartelli ed indicazioni sull’origine. A Bari no? Non credo proprio.

Io segnalerei un altra cosa: più professionalità e misure igieniche adeguate. Orrido vedere formaggi senza banco frigo con moscone appollaiato sulla forma, colante, di gorgonzola in piena estate e 40°…Uh, in tutti i mercati del gusto anche quelli…lenti!!

Ma poi: SE I SIGNORI POLITICI HANNO VOGLIA DI MENARE LE MANI, FACCIANO PURE, MA TRA DI LORO!

PERCHE’ PRENDERSELA CON UNA CATEGORIA CHE STA METTENDOCELA TUTTA PER TIRARE A CAMPARE? (COLTIVATORI DIRETTI CON I LORO BANCHETTI NEI MERCATI CONTADINI…)

PERCHE’ NON APRONO IL CALDERONE DEI PREMI CEE A CHI PORTAVA I TORI DI ALLEVAMENTO INTENSIVO IN ALPE?

PERCHE’ NON FANNO APPLICARE LA NORMATIVA 10R “LEGGE SUI NITRATI” AGLI ALLEVAMENTI INTENSIVI E ARRESTANO CHI GETTA LIQUAMI ZOOTECNICI NEI CANALI?

PERCHE’ NON VANNO A ROMPERE LOS PELOTAS ALL’AGROINDUSTRIA CHE CI PROPINA PRODOTTI ESTERI CON ETICHETTE ITALIANE?

PERCHE’ NON CONTROLLANO CHE I CONTRATTI DI SOCIDA CHE FANNO LE INDUSTRIE MANGIMISTICHE NON SIANO CONTRATTI CAPESTRO  “DA NEGRIERI”?

PERCHE’?

PERCHE’ NON CONVIENE! (By Corsaro)

Pronti per una nuova intossicazione?

Facciamo subito una premessa: il titolo è così corto per ragioni di spazio; in realtà è da leggersi  “Pronti per una nuova intossicazione, con il benestare di tutti coloro che dovrebbero tutelare (in ogni senso) i consumatori, nonché contribuenti?” Eh si signori, perchè per l’ennesima volta ci sentiamo presi per i fondelli: stavolta tocca alla carne suina niente meno che alla diossina… Tanta la rabbia, immensa l’indignazione, incredibilmente “solita” l’inconcludenza di politica e industria! E tante anche le domande che ci sorgono spontanee: ad esempio le tanto sbandierate battaglie riguardo l’etichettature di ogni prodotto alimentare a che servono? Cioè, ben venga avere più informazioni possibili sull’alimento che acquisto, ma come si etichetta il mangime che contiene olii esausti che possono generare la formazione di diossina? E il giro di vite ai mangimifici industriali, chi di dovere cosa aspetta a darlo? E già il caso mucca apzza non era esplosa proprio grazie alla contaminazione dei mangimi? E fin qui, niente di nuovo… Ma poi la presa per i fondelli diventa totale quando, molto elegantemente e subdolamente, ci viene detto che alla globalizzazione bisogna rassegnarsi: rassegnarsi un corno, dicono i Corsari! Proprio ieri abbiamo detto la dichiarazione dle Ministro, che diceva “Non ci sono rischi, l’Italia importa una qantità minima di carne suina dall’Irlanda”. Ma che bello! Poca carne suina dall’Irlanda?!  Benissimo, nessuno lo mette in dubbio, ma ci dicano: dove sta scritto che la carne suina importata ad esempio dall’Olanda (che arriva a vagonate!!) sia più sicura di quella irlandese? Dall’Irlanda se ne importa poca, ma dall’Olanda tantissima, e siamo certi che i mangimi utilizzati in Olanda siano perfetti? Inutile dire qual’è il consiglio dei Corsari del Gusto: stop all’industria, stop alla grande distribuzione, stop alla dubbia provenienza! Trovatevi un produttore di fiducia, un macellaio coi fiocchi, un ortolano che vi apre le porte della sua azienda, e ACQUISTATE DA LORO!!!  Basta con lo schifo proposto alla massa: impariamo ad essere coscienti e consapevoli, ne beneficeranno salute e pure portafoglio; diciamo basta alla carne allevata qui, macellata là, lavorata di nuovo qui, ecc ecc, alla faccia di chi dice che così facendo l’economia gira… Tutto finto, tutto falso, tutto frivolo: l’unica economia reale, quella che resiste e non si sgonfia come un palloncino, è quella sotto casa, quella di chi ci mette la faccia e ti fa capire che dietro al bovino (e alla conseguente fetta di carne) c’è anche un uomo, che mangia, compra e vive come noi! E stavolta non si può nemmeno prendersela con la Cina: è ora di sveglairsi, molto semplicemente! Apriamo un dibattito, partendo cmq dal presupposto che per l’ennensima volta l’uomo comune che va a fare la spesa viene truffato e magari avvelenato, invece l’industria continua imperterrita a farsi i soldi sulla pelle della gente, e i controllori vigilano scaldando la loro comoda poltrona…

Requiem per la (libera) zootecnia

Ieri, 15 ottobre 2008, in un salone del complesso MIAC della frazione Ronchi di Cuneo, si è fatto il punto della situazione zootecnica Piemontese e per l’occasione hanno sfilato i vari “padroni” dei comparti bovino, suino, avicolo e ovicaprino.  “Padrini” forse è un termine più giusto del vetusto e rimpianto (con loro un tozzo di pane era assicurato)  “padroni”.  Questo perché, quasi assenti,  allevatori e contadini ma molto presenti assai associazioni, mangimisti, pomodori della crescita e amici degli amici. Tutti tecnici naturalmont! Mi chiedo che ci stavo a fare io, notoriamente allergico, alle chiacchiere, al salamelecchi, alle vision e alle mission. Sissignori! Si è iniziato proprio con una VISION dell’illustre responsabile unità mercati, direzione mercati e risk management dell’ISMEA. Una vera VISION, di cui posseggo la versione stampata, tutta presentata sul megaschermo e ben confezionata da qualche programmino “miciomicio” con i fiocchi. Della serie famolo strano tanto paga pantalone! E quanto paga?

Il mattino tutto in ascolto e, per il pomeriggio, era consentito il dibattito, previa prenotazione scritta. Giuringiuretta: giuro che che sono stato attento, composto a sentire le disquisizioni, le arringhe e gli affondi fatti con una veemenza, con una forza e con una energia che mi ricorda quella di una lumaca, di 150 anni con la prostata che insegue, ne vano tentativo di prenderla per possssederla, un’altra lumaca, con i capelli turchini, scarpe con tacco da 19,  vecchissima, cieca, sorda e muta. Uno spettacolo eccitante!

Verso l’una pranzo offerto dalla Regione Piemonte: “Grazie. Prego. Non c’è di che, tornerò. Tornerai? Si, nel tempo. Ma il tempo non è una illusione? Giustoappunto!”

Al pomeriggio, prenotato per la mia arringa con il nome di Bresciano Edoardo, responsabile  A.T.A. Cuneo, aspetto con trepidazione la mia ora. Mi sono passati davanti tanti e verso le 17,30 avevo un impegno che annulla tutto il resto, cascasse il mondo: MIO FIGLIO! Che peccato ho dovuto abbandonare il campo di battaglia. Peccato anche l’assenza (tolto me) di qualcuno dell’ASPROAVIC, associazione che, di fatto, è rimasta esclusa dall’evento. Ma ne parliamo dopo…

Ma non state in pena per me perché sono dovuto assentarmi sul più bello:  ho vinto, ieri,  ALLA GRANDE. Infatti, in fila per recarsi a pranzo, sono stato braccio a braccio con L’assessore Mino Taricco (che ha voluto fortemente l’evento) che mi ha detto: “Ciao, ho letto con grande interesse la relazione che l’A.T.A mi ha mandato.” KAKKIEN! Mi ha identificato subito. (Magari informato da qualche suo cagnolino baubau-slurp-slapslap) Benissimo ho risposto. Le porto i saluti di Marina. Marina Lussiana ho aggiunto. Mi ha congedato con un sorriso e nei suoi occhi non ho letto disprezzo, magari imbarazzo, ma non quel disprezzo che ho percepito in qualche tirapiede che ieri ho incontrato e che, con qualche bella parola, pensa di avermi incantato.  Nel prossimo post pubblico la relazione che ho preparato per l’evento con l’intenzione di segnalare il mio comparto, pressoché, non considerato, anzi, deriso. Ma che schifo vedere che i signori industriali per evocare sensazione di animali sani, benessere, buonopulitoegiusto, USINO IMMAGINI DI ANIMALI ALLEVATI COME NONNA FACEVA. VERGOGNA! E’ PRENDERE IN GIRO I CONSUMATORI CHE NON SONO SCEMI.

Ristoranti cinesi. Si? No? Boh….

Subito due premesse: primo, noi (per scelta) non frequentiamo ristoranti cinesi, innanzitutto perchè ci piace la genuina rusticità delle piole (equalcuna ancora resiste…), ci piacciono le robiole di Rossello Enrico con un bicchiere di Barbera contadina, ci piacciono le tradizioni delle nostre terre, e non ci piacciono affatto le pseudo-copie (mal riuscite) di tanti ristoranti etnici, che nulla hanno a che vedere con la vera cucina dei paesi d’origine… Questa la prima premessa. La seconda: siamo perfettamente consapevoli che ci sono anche ristoranti etnici, in Italia, che lavorano seriamente e bene, e ci sono viceversa ristoranti italiani (gestiti da italiani, e di proprietà italiana) che fanno penosamente schifo, e/o che sono zozzi, e che vivaddio se chiudessero nemmeno un cane li rimpiangerebbe… Però, ciò detto, “qualche però” c’è, eccome: ci chiediamo, perchè proprio ora tutto questo parlare di Cina, cinesi (non solo ristoranti) e made in China?! Ok, è scoppiato lo scandalo del latte: ma è forse una novità? Cosa c’è di tanto sorprendente? Perchè ci si accorge solo ora che la maggior parte dei ristoranti cinesi sono da evitare? Diciamo NO al latte cinese in polvere, ma perchè non più di un anno fa si annunciava tronfi d’orgoglio l’accordo per l’importazione di quello indiano?! E quante altre schifezze dannose alla salute ci hanno propinato, prima di questo latte con gli occhi a mandorla? Chi ha permesso tutto ciò?  Non pensate anche voi che certe logiche politiche/sociali/economiche/blablabla danneggino e basta la nostra agricoltura? Un pò come, ricorderete, la storia dello “sfilare si/sfilare no” all’apertura delle Olimpiadi di Pechino? Quei sant’uomini che ci governano, perchè mai e poi mai hanno detto agli industriali di casa nostra di non andare in Cina? Comunque, diteci la vostra: che ne pensate? Andate al ristorante cinese? Smetetrete di andarci? Continuerete ad andarci? Insomma, tutti ne parlano, anche il Vate (che non è Vasco Rossi, in questo caso): parliamone anche qui.