Corsari del Gusto®

liberi pensieri di un contadino della provincia di Cuneo e dei suoi amici

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Meraviglioso

Niente auguri, niente solidarietà, niente ottimismo verso questi falsi profeti, cacciatori di anime, imbonitori della peggior specie, fattucchiere e maghi da strapazzo. Gente che ha creato un mondo assurdo,  in mano a pochi eletti, tre quarti muore di fame, o quasi, e il resto vive consideranto Wii una figata, e pretende solidarietà.

Il mio augurio è verso il creato, verso le bellezze di Gaia (il pianeta che ci ospita) che sembrano non contare più nulla. Mi auguro tempi migliori, tempi degli uomini non dei cloni, ubbidienti remissivi, puliti e giusti. Considerando che la vita non è standard, non è un software, ognuno ha la sua e che non si dovrebbe rinunciare, per nessun motivo, ad  essere se stessi. E questo costa caro. Per l’occasione prendo in prestito le parole di una bellissima canzone cantata dal grande Domenico Modugno. Che il maestro mi perdoni per l’ardire.

(Domenico Modugno, Meraviglioso- clicca per il video)
E’ vero
credetemi è accaduto
di notte su di un ponte
guardando l’acqua scura
con la dannata voglia
di fare un tuffo giù uh
D’un tratto
qualcuno alle mie spalle
forse un angelo
vestito da passante
mi portò via dicendomi
Così ih:
Meraviglioso
ma come non ti accorgi
di quanto il mondo sia
meraviglioso
Meraviglioso
perfino il tuo dolore
potrà  guarire poi
meraviglioso
Ma guarda intorno a te
che doni ti hanno fatto:
ti hanno inventato
il mare eh!
Tu dici non ho niente
Ti sembra niente il sole!
La vita
l’amore
Meraviglioso
il bene di una donna
che ama solo te
meraviglioso
La luce di un mattino
l’abbraccio di un amico
il viso di un bambino
meraviglioso
meraviglioso…
ah!…
(vocalizzato)
Ma guarda intorno a te
che doni ti hanno fatto:
ti hanno inventato
il mare eh!
Tu dici non ho niente
Ti sembra niente il sole!
La vita
l’amore
meraviglioso
(vocalizzato)
La notte era finita
e ti sentivo ancora
Sapore della vita
Meraviglioso
Meraviglioso
Meraviglioso
Meraviglioso
Meraviglioso
Meraviglioso
Meraviglioso

Senza titolo

 

 

Andai nei boschi perché volevo vivere in profondità, succhiare tutto il midollo della vita e sbaragliare tutto ciò che non era vita per non scoprire in punto di morte che non ero vissuto

                                         (Henry David Thoreau)

Che centra il mare?  Mi piaceva la mia foto, dopo una settimana di post al vetriolo, distende e aiuta la riflessione! (By Corsaro)

Grandi incontri a Golosaria

 Ma Lei è il Corsaro?                                                                                                                                           Una domanda che ho sentito farmi ripetutamente.  Lo sa che leggo il blog? Non commento ma leggo…Complimenti per quello che scrive.  

Ho conosciuto anche qualche blogger, devo dire, vero, cioè, come da presentazione virtuale. Perchè non sono pochi quelli che leoni dietro una tastiera e poi informi dal vero. Ed ecco Matteo dell’Osteria della Buona Condotta con cui dialogo sul blog Barbabietola, Elisa di Curiosità Golose, Walter Stuerz del ristorante la Piazzetta. Ho rivisto con gran piacere un grande del riso italiano: Carlo Zaccaria.  L’uomo LIBERO Tommaso Farina.  Forse mi dimentico qualcuno? E’ l’età.

Poi, in fondo la sala, vedo lui: Fabio Cavallari. Fosse stato una biondona, o anche rossa o nera, e io non sposato,  potrei parlare di amore a prima vista ma qui è un’altra cosa. Qui si tratta di scrivere l’emozione di incontare una persona con cui si è dialogato nel web, con email e con cui si sono scambiati pareri forti e filosofie e che, succede di rado, incontrandosi dal vero, ti viene da pensare che ci si sia sempre conosciuti. Ahhhh, io lo so che mi preferite cattivissimo, a tirare sciabolate a chi, voilatri,  vi sognate e non osate nemmeno pensare.  Ma la vita non è sempre e solo lotta. Si può anche lottare per cercare e poi bisogna sapere accorgersi di quello che si è trovato. Sennò  è inutile. Fabio mi ha fatto due regali, un suo libro, VOLTI E STUPORE,  e una telefonata in diretta a Ritarella, blogger di Perle Sparse, emozionante! Leggere il suo, coraggioso,  blog fa bene all’anima. Parlarci insieme da vero ti fa accorgere che quello che hai letto non è un sogno. E’ scritto da una persona in carne ed ossa!

Fabio non lo sa ma io i libri li divoro. Non mi serve poltrona, cognac, pipa e silenzio assoluto per leggere. Leggere è uscire dal presente, chiudersi la porta alle spalle ed entrare in quella personale stanza che tutti noi dovremmo avere. Infatti, congedato l’incontro, ho preso il libro e ho cominciato a leggere, prefazione, introduzione e lettere e racconti dove l’autore spiega il contenuto del suo scritto. Spiega a Suor Gloria, suora di clausura,  che interpreta (in una maniera originale) e risponde,  gli incontri che nel suo “camminare domandando”  ha avuto.  Spiega e sottolinea anche la sua diversa formazione culturale, la sua laicità assoluta e le sue idee politiche che sono, chiaramente, totalmente differenti da Suor Gloria. Tutto questo però non allontana due mondi così, anzi, li avvicina in un susseguirsi (nel resto del libro) di racconti, dell’autore,  e risposte, di suor Gloria  che producono un uomo nuovo, un uomo libero da schemi, paure, colori e schiavitù varie, che sa guardare, non solo vedere.

Per la barba di Odino! Mi auguro che questo sia un ulteriore tassello che, senza violenza, contribuisca a demolire le false certezze e la gabbia in cui si vive. Che almeno le generazioni future, non ancora nate,  possano intravedere o assaggiare una esistenza libera e consapevole. Perchè questo è cosa possibile come lo è lo spezzarsi di una catena.        Bisogna volerlo! (by Corsaro)

Storie di Dei, di Titani e di uomini (veri)

Dato che forze tutt’altro che oscure ci costringono e ci umiliano nel nostro quotidiano non possiamo fare altro che sederci e guardare che…passino in fretta questi tempi vuoti e miseri fatti di nulla, di imbonitori e pifferai.  Una buona lettura può aiutarci a comprendere meglio tante cose e sicuramente i grandi classici sono un faro illuminante. Riporto il mito di Prometeo, figlio del Titano Giapeto, del suo amore verso il genere umano e del prezzo che pagò per questo.

Buona lettura.

Guardando la Terra dall’alto dell’Olimpo, Giove la vedeva deserta e desolata. Era abitata da uomini e da animali, ma essi vivevano miseramente, nascosti nelle loro tane e nelle profonde caverne dalle quali non osavano uscire che raramente: solo di notte, gli uni temendo gli altri, s’avventuravano fuori in cerca di cibo.

Giove pensò che questa continua paura doveva finire e chiamò Epimeteo, figlio del titano Giapeto, e gli disse di scendere sulla Terra affinchè donasse ad ogni essere quanto gli occorresse per difendersi e procurarsi il cibo senza più timore.

Epimeteo, sceso sulla Terra, diede a tutte le creature quanto ad esse occorreva: qualcuna ebbe zanne ed artigli; altre ebbero ali per volare, fiuto sottile, udito pronto; altre ancora ebbero la velocità nella corsa, altre l’astuzia, altre la forza.

Soltanto l’uomo, timoroso e pauroso, rimase nascosto e non si fece avanti per cui Epimeteo si dimenticò di lui e non gli diede nulla.

Di ciò s’accorse Prometeo, fratello di Epimeteo. Prometeo era il più intelligente di tutti i Titani. Aveva assistito alla nascita di Minerva, dea della sapienza, dalla testa di Giove, e la dea stessa gli aveva insegnato l’architettura, l’astronomia, la matematica, la medicina, l’arte di lavorare i metalli, l’arte della navigazione.

Prometeo amava molto il genere umano e aveva a sua volta generosamente insegnato tutte queste arti ai mortali. Aveva, però, ancora un pensiero: insegnare agli uomini il segreto del fuoco, poiché non poteva accettare che soccombessero alla forza della Natura o alla ferocia delle belve, pensò di dar loro questo prezioso dono che li avrebbe resi i padroni indiscussi della Terra. Col fuoco gli uomini avrebbero potuto scaldarsi d’inverno, cuocere la carne che, come animali e con gran fatica, mangiavano cruda; tenere lontane le fiere, illuminare le caverne e la notte; avrebbero potuto fondere i metalli e darsi così attrezzi per lavorare la terra ed armi per difendersi e cacciare.

Ma esso apparteneva agli Dei che ne erano assai gelosi ed era ben protetto nelle viscere della Terra nell’officina di Vulcano, il dio del fuoco, che fabbricava, con l’aiuto dei Ciclopi, i fulmini di Giove. Prometeo pensò di rubarlo e una notte, dopo aver addormentato Vulcano con una tazza di vino drogato, rubò qualche scintilla che nascose in un bastone di ferro cavo; poi corse dagli uomini ed annunciò che recava loro il dono più grande.

Ben presto tutta la Terra brillò di fuochi attorno ai quali gli uomini cantavano felici! Le fiamme, il fumo e le grida di gioia destarono Giove che guardò in basso. Vide e capì l’accaduto. Avvampando d’ira esclamò che colui che aveva rubato il fuoco doveva essere terribilmente punito, e vedendo Prometeo tra gli uomini capì di chi fosse stata la colpa. Incaricò Vulcano, reo di non aver saputo custodire a dovere il fuoco, di eseguire la condanna.

Vulcano, obbedendo a malincuore agli ordini impartiti da Giove, incatenò Prometeo su un’alta rupe; ribattendo col martello le infrangibili catene che aveva preparato, Vulcano disse a Prometeo di farsi coraggio perchè avrebbe dovuto soffrire fame, sete e il freddo, e di consolarsi pensando che senza di lui gli uomini sarebbero stati presto sterminati.

Vulcano se ne andò e Prometeo rimase lassù, legato sulle rocce e su vertiginosi precipizi. Ma non dovette soffrire solo fame, freddo e sete! Ogni giorno, infatti, una grande aquila veniva svolazzando da lui e con gli artigli gli squarciava il ventre, divorandogli il fegato col becco adunco; durante la notte il fegato ricresceva, le ferite si rimarginavano e il mattino dopo Prometeo doveva subire nuovamente il martirio.

Un giorno Ercole vide l’aquila straziare Prometeo incatenato; col permesso di Giove, suo padre, abbattè allora il rapace e spezzò le catene: Giove dall’Olimpo, volgendo gli occhi al cielo, annunciò a Prometeo che lo rendeva libero.

A quel punto Prometeo gli espresse il desiderio di restare per sempre su quel monte, così, guardandolo, gli uomini si sarebbero rammentati che era stato lui a dar loro il fuoco.

Fu trasformato, subito, in una maestosa roccia.

(By Corsaro- foto google immagini)