Corsari del Gusto®

liberi pensieri di un contadino della provincia di Cuneo e dei suoi amici

Lo scandalo della Fontina

(Fonte: Quale formaggio)

Dalle indagini, condotte dal Corpo Forestale della Valle d’Aosta e dai Nas e coordinate dal pm Pasquale Longarini, è emerso tra l’altro che l’azienda agricola Cabraz, di Jovençan, nonostante avesse la stalla bloccata in quanto alcune bovine erano risultate malate, ha continuato a produrre la Fontina Dop. Quando non ha più potuto trasformare direttamente, ha ceduto il latte al caseificio Duclos che lo miscelava con quello proveniente da altri conferimenti per la produzione del formaggio tipico valdostano. La Fontina veniva poi immessa sul mercato. 

Secondo l’accusa, inoltre, Duclos avrebbe venduto dello zangolato, un burro grezzo che potenzialmente contiene un’alta carica batteriologica, per burro di panna pastorizzato. In alcuni supermercati valdostani gli agenti del Corpo Forestale dello Stato hanno sequestrato alcune Fontine cosiddette “rosse” (sempre di produzione del caseificio di Duclos) che non avrebbero dovuto essere commercializzate in quanto contenenti colosto.

I nomi degli arrestati

Le undici misure cautelari agli arresti domiciliari hanno riguardato Antonio Albisetti, di 43 anni, di Montjovet, Fabrizio Bisson, 31 anni, di Gressan, Emilio Cabraz, 67 anni, di Jovençan, Marisa Cheillon, 46 anni, di Gignod, Angelo Letey, 50 anni, di Valpelline, Elio Louisetti, 51 anni, di Bionaz e Gabriele Vièrin, 61 anni di Gressan (tutti allevatori), a cui si aggiungono i veterinari Davide Mila, 49 anni, di Morgex, Claudio Trocello, 54 anni, di Aosta e Massimo Volget, 38 anni, di Brissogne. Ai domiciliari è stata costretta anche Rosella Badino, 50 anni, di Pralormo, località in provincia di Torino, legale rappresentante del laboratorio di analisi di Carmagnola: «invece di sopprimere gli animali malati – spiega il procuratore capo di Aosta, Marilinda Mineccia – in stalle dove erano già stati identificati bovini affetti da tubercolosi, alcuni allevatori si affidavano alla struttura di Carmagnola per spostare il bolo di riconoscimento su animali sani, oppure li facevano macellare, senza rinunciare però ai contributi europei distribuiti attraverso la Regione. Anche per quanto riguarda il latte, in certi casi veniva dichiarato che sarebbe stato utilizzato solo per l’alimentazione delle vacche. Il latte che doveva restare fuori commercio veniva invece mescolato ad altro latte per la produzione di formaggi: tra allevatori e caseificatori c’era anche un legame familiare. In diversi casi, per fortuna, i commercianti si sono accorti di una cattiva conservazione dei prodotti e li hanno rimandati indietro senza venderli».

E’ una cosa indegna, una cosa che non può avere scusanti. Un ultriore segno della decadenza del genere umano. Leggete il pezzo sulla notizia del giornalista ed amico Stefano Mariotti: Val D’aosta travolta dallo scandalo. Un danno enorme all’immagine del nostro paese. Che peccato, un pezzo di storia che rischia di scomparire. (By Corsaro)

2 Commenti »

Puoi lasciare una risposta, oppure fare un trackback dal tuo sito.


2 Risposte a “Lo scandalo della Fontina”

  1. 1

    marzia dice:

    già, sono notizie che mettono grande tristezza.
    anche in questo caso, per colpa di qualcuno, pagano tutti. qui paga l’italia intera che produce roba sana e genuina

  2. 2

    Corsaro dice:

    Stento ancora a credere quello che ho letto!

Lascia un commento




Il tuo commento:

Segnala questa notizia su ZicZac!