Corsari del Gusto®

liberi pensieri di un contadino della provincia di Cuneo e dei suoi amici

Eataly, quo vadis?

campese

Ma cosa dici mai?  Il pollo Campese nel tempio del gusto?

Il Campese, pollo allevato all’aperto, è il prodotto di eccellenza di Amadori. Accuratamente selezionato tra le migliori razze, il Campese cresce in allevamenti all’aperto ed è libero di razzolare in ampi spazi coperti di vegetazione. Il Pollo Campese è 100% italiano ha una alimentazione 100% vegetale e no OGM, a base di mais, grano, orzo, altri cereali e soia. (fonte sito pollo campese)

Sia chiaro: il pollo Campese è un ottimo prodotto. Io stesso ne ho potuto apprezzare le sue qualità recentemente: lo abbiamo gustato al Pranzo di Natale. Qualità indiscussa, di gran lunga superiore ai polletti simil colombo che si vedono nei girarrosti della gdo. Bravo Francesco Amadori! E’, comunque, un prodotto industriale, fatto bene, anzi! Dovrebbe essere di esempio: l’industria, se vuole, può produrre bene. Beh, non è proprio il pollo targato rurale come intendo io, vedi per esempio questo  , ma, per le masse affamate è più che dignitoso. E allora quale è il problema? Non è un problema, più che altro è una considerazione: Il tempio del gusto propone un prodotto industriale? Cosa serve? Pensavo che il business si facesse al contrario: come Munsù mc donald che, per proporsi a target di clienti più alti,  offre l’ hamburger di Chianina. In questo caso è come se Cartier proponesse Swarovski. Sono forse nuove strategie in salsa bocconiana? Forse, il tempio del gusto, si vuole aprire all’ uomo qualunque? Che s’ha da fà pé campà. Non ci capisco più niente. Torno nella mia stalla. Ich habe Corsaro del Gusto. (By Corsaro)

8 Commenti »

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8 Risposte a “Eataly, quo vadis?”

  1. 1

    Silvio dice:

    Non conosco il campese ma conosco il tonchese. Ottimo!

  2. 2

    Luca Ripellino dice:

    Si tratterà di accordi e logiche commerciali da cui il consumatore viene tenuto alla larga. Temo che con il raggiungere di certi numeri, appunto a livelli da gdo, la commistione con l’industria sia inevitabile. Anzi, è in atto un vero e proprio scambio (almeno presumo): prodotti industriali che entrano in Eataly, e prodotti griffati Eataly che vanno sugli scaffali dei supermercati…chissà se è vero o se sono soltanto malelingue, ma ho già sentito circolare la voce della grafica di Eataly (e quindi dei suoi prodotti) sugli scaffali di Auchan…se così fosse un pò più di coerenza sarebbe d’obbligo, anzichè sbandierare ai quattro venti la cultura alimentare, la consapevolezza negli acquisti, il comprare poco ma buono, ecc ecc

  3. 3

    silvio dice:

    Quando ha inizoato era un altra cosa. Oggi sembra la coop.

  4. 4

    Corsaro dice:

    Male lingue?
    http://www.corsaridelgusto.it/wp-content/uploads/2015/01/scian.jpg

  5. 5

    Luca Ripellino dice:

    Urca! Ma allora è proprio vero…questa fantastica storia italiana fa parte della gdo!! Allora diciamo che tutti i proseliti e i predicozzi sul buono/pulito/giusto, teoricamente ineccepibili, cominciano a rompere un pò i maroni visto poi come si tramutano in pratica.

  6. 6

    Luca Ripellino dice:

    E intanto nella città di Eataly un tempio della gastronomia come Baudracco non solo resiste, ma aumenta gli spazi! Sarà mica che la strada giusta da percorrere è quella? Ovvero, la stessa da 40 o 50 anni, e che coloro che dovevano rivoluzionare l’enogastronomia nazionale invece non hanno inventato nulla?

  7. 7

    Corsaro dice:

    Si, per come la vedo io non si inventa nulla. Le dinamiche del business poggiano su un semplice caposaldo: 1+1=2

  8. 8

    Francesco dice:

    Vanno dove portano gli interessi…

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