Corsari del Gusto®

liberi pensieri di un contadino della provincia di Cuneo e dei suoi amici

L’industria: locale, tipica e giusta.

Ci siamo! Ecco che l’Industria mostra i muscoli, o meglio, l’astuzia. Il tanto criticato Signor McDonald ha una novità: due paninazzi (Boscaiolo e Tirolese) farciti con speck IGP Alto Adige (Recla). Poi c’è la già conosciuta partnership con il Gruppo Cremonini, hamburger di carne bovina al 80% made in Italy  e vissero tutti felici e contenti.

Problemi? Nessuno, solo un pensiero: reggeranno i disciplinari IGP all’impatto con le logiche industriali? E il pensiero continua: come può reggere la produzione di prodotti artigianali, stagionali e  tipici alle grandi richieste? Ma non è che, noi piccoli produttori, con tutto il baccano del gusto, prodotto tipico e del territorio abbiamo fatto la pappa pronta all’ industria che oggi si presenta “amica” e dispensatrice di amore e fratellanza universale il tutto a basso costo?

Leggete questo articolo (clicca link).  E’ il loro programma, era prevedibile che non stessero a guardare!

Le difese reggeranno?

Oppure bisognerà pensare che la collaborazione con l’industria segnarà una nuova era per le produzioni tipiche e sarà una grande opportunità?

Proviamo immaginare se domani la grande distribuzione (supermercati) decidessero di usare solo prodotti italiani e locali! Sai che casino succederebbe, quanti guru del gusto, filosofi, tecnici e consulenti senza lavoro…  (By Corsaro)

11 Commenti »

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11 Risposte a “L’industria: locale, tipica e giusta.”

  1. 1

    marzia dice:

    il tipico non può essere per tutti… spiace dirlo, ma è così. per essere veramente tipico ed autentico, non può essere prodotto su grande scala.
    però… si potrebbe per lo meno controllare che i “grandi” utilizzino veramente ingredienti per lo meno sani

  2. 2

    Enoteca Soliti Ignoti dice:

    Il panino con lo speck IGP è la naturale ed inevitabile conseguenza del “taglio” dei marchi di protezione, che, come abbiamo detto più volte, non servono troppo spesso solo a dare una parvenza di tipicità a quei prodotti che sostanzialmente tipici non sono. Cosicchè anche la grande industria può fregiarsi della relativa produzione. In fondo i tanto pregiati e rarissimi vini doc e docg, non sono da sempre in tutti i supermercati di ogni ordine e sorta riscontrabili sul territorio? Non è così per i rarissimi formaggi Dop?

  3. 3

    Corsaro dice:

    Ecco, bravo Fabio giusta osservazione: vini e formaggi.
    E Marzia dice anche bene e teniamo presente che il concetto “non per tutti” non è una botta di superbia ma è l’inevitabile costrizione che un prodotto tipico dovrebbe avrere. Come anche un’altra cosa: la non uniformità sia di prodotto che di offerta.

  4. 4

    Enoteca Soliti Ignoti dice:

    Se un prodotto, deve essere appunto prodotto in grandi numeri e osservare determinati parametri per ogni esemplare ottenuto, delle due l’una: o i parametri sono larghi o è consentito “guidare”, “stabilizzare” e più in generale “controllare” la nascita del prodotto, intervenendo con tecnologie, certamente leciti, ma forse non proprio tradizionali. Per cui quel prodotto, difficilmente potrà essere come quello di un tempo, allorquando certe tecniche non esistevano.

  5. 5

    Marco dice:

    Tema interessante, me parlo anche su Legno&Fieno
    visto che si citano i boscaioli…

  6. 6

    patrizia dice:

    IN pompa magna a Cremona hanno varato il disciplinare del Salame Cremona IGP. L’industria ha inglobato le parole della tradizione e nei fatti ha predisposto un decalogo ad usum delphini. Il Salame Cremona igp è quanto di peggio si possa trovare, vale a dire non presenta le caratteristiche “storiche” del Salame Cremonese che sono: maiale locale o padano, uso delle sole parti nobili, nessun additivo chimico o addensante, lenta e lunga stagionatura.
    In commercio l’IGP Cremona non ha nessuno di questi di questi caratteri. Così si tradisce la fiducia dei consumatori, così si aggira e si mortifica la nostra storia. Alla gente si spacciano le parole, nei fatti la mistificazione è sempre la stessa, ancor più perfida e infame.

  7. 7

    Corsaro dice:

    Grazie Patrizia per la segnalazione. Viene naturale ricordare lo scoop del Sommo E. Raspelli che scoprì la faccenda della bresaola della Valtellina IGP fatta con carne di zebù afrobrasileiro…

  8. 8

    Luca Ripellino dice:

    Già, proprio così… Anche sull’IGP della bresaola ce ne sarebbe da dire; noi ci “limitiamo” a sottolineare che il fatto che sia sufficiente lavorare la carne in Valtellina, fregandosene della provenienza della stessa, è una cosa penosa, una mossa commerciale a soli fini lucrativi, ma che in nome del dio denaro piscia sulla storia e sulla tradizione dei meravigliosi prodotti italiani, che non a caso il mondo ci invidia e ci copia… Che poi sia proprio il presidente del Consorzio a dire che si usa carne brasiliana perchè più magra e quindi più adatta di quella italiana, la dice assai lunga su quanto questi consorzi siano utili per il made in Italy e per la tutela del consumatore… Per fortuna che ancora esistono (e resistono) quei pochi valorosi artigiani che ancora la preparano come si deve, con carne di manzo italiana (alcuni addirittura carne di manzo esclusivamente lombarda!), realizzando eccellenze con caratteristiche organolettiche e nutrizionali che la bresaola industriale osannata dai soliti Presidentissimi manco si sogna!!

  9. 9

    Marco dice:

    Cercando documentazione su internet sulla bresaola di zebu ho trovato questo simpatico slogan:
    “mangiate bresaola valtellinese di zebù brasiliano e non dovrete temere la BSE!”
    A che punto!

  10. 10

    Marco dice:

    … vedo che il sito dove l’ho trovato ben vi conosce, quindi … ho scoperto l’acqua calda… scusate un povero forestale…

  11. 11

    Corsaro dice:

    Ma che sito è? Dicci dicci, rustico forestale!

    Si! Ho trovato: è il blog dell’amico Tommaso Farina. (vedi)
    Ecco il mio commento:
    Di Corsaro il Feb 1, 2008
    Mi chiedo perchè il consorzio non scrive, bene in vista, che la bresaola è fatta con zebu brasiliano: ai consumatori l’ardua sentenza.
    Approfitto per diffondere un mio corsaro-pensiero sulle certificazioni e compagnia bella: vattla piè ‘ntal gnao a tùti”

    Che classe!

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