Corsari del Gusto®

liberi pensieri di un contadino della provincia di Cuneo e dei suoi amici

Mais: l’emergenza, il decreto e la beffa.

E stato stabilito (vedi) che l’uso dei pesticidi neonicotinoidi nella concia dei semi di mais fa perdere alle api il senso dell’orientamento e, le poverette,  non riuscendo  a ritornare  a casa, nel loro alveare,  muoiono. Di conseguenza ne è stato decretato, almeno per un periodo, il divieto d’uso.

Per concia di semi si intende una operazione che fa la ditta sementiera e consiste nell’ immergere il seme in un composto colloso che contiene anche insetticida in modo che una pellicola lo avvolga completamete. Poi, una volta seminato, la pellicola lentamente si scioglie e rilascia nel terreno circostante al seme i principi attivi che lo difendono dall’attacco indesiderato degli insetti. Fino al 2008 era quasi impossibile trovare semi puliti, non conciati, quindi o così o ti attacchi!

Nella campagna 2009 le partite di mais da seme saranno pulite, non conciate per effetto del decreto legge pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 221 del 20-9-2008  ma, sembra che, qualche babàu si stia attivando per fornire i famigerati neonicotinoidi contenuti nelle concie o prodotti simili, magari mascherati da concimi starter, o robe simili, in comodi sacchetti (dal costo nettamente superiore ad una comune concia) da usare in contemporanea alla semina, interrati con apposito marchingegno già presente sulle seminatrici pneumatiche,  o anche in forma liquida da irrorare in pre semina. Fatta la legge, trovato l’inganno? Mah!

Occhio che, a differenza del latte, questa è mia materia essendo un maiscultore, vedi.  

Nel coltivare mais, in tanti anni, non ho mai dovuto ricorrere a trattamenti al di sopra della norma per contenere i danni degli insetti. Non ho mai dovuto trattare contro la famigerata piralide, con i trampoli, quando il mais è già alto due metri e mezzo, pratica tanto di moda negli ultimi tempi. Non ho mai dovuto trattare contro la diabrotica,  che fa grossi danni in certe zone. Fortuna? Non so, credo che conti parecchio il metodo culturale e aspettative, non troppo competitive, di raccolto.  E, sapete una cosa? Sono sempre più convinto che i problemi arrivano come risposta della natura al suo stravolgimento: come un infarto quando si tira troppo la corda! Può anche darsi che, quest’anno, con i semi senza concia, si abbiano attacchi di insetti ma, sinceramente, ne dubito dato i residui di principi attivi che sicuramente ci sono nei terreni. C’è malessere tra gli agricoltori per questa faccenda, non tutti capiscono il senso di tale divieto. Taluni sono di sicuro in buona fede altri rifiutano ogni cosa, consiglio o legge che ci porti verso una agricoltura più pulita. E questo è un grande scoglio, un vera palla al piede, che da ossigeno alle multinazionali, soldi alle banche, debiti agli agricoltori, malati agli ospedali e morti nel Campo Santo. Comunque è brutto sentirsi il dito puntato che ci dice che siamo tutti avvelenatori.  Siamo al limite, bisogna fermarsi e riflettere!  (By Corsaro)

11 Commenti »

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11 Risposte a “Mais: l’emergenza, il decreto e la beffa.”

  1. 1

    marzia dice:

    perchè dev’essere sempre così, che i furbetti hanno la meglio e trovano la scappatoia anche quando viene fatta una legge giusta?

  2. 2

    Corsaro dice:

    Perchè c’è una corsa, assurda, a volere fare di più. Qualora questo di più si raggiunga (nel mais si vuole oltrepassare i 200q ettaro di granella secca 15%) E’ UNA ILLUSIONE, nel senso che ci si deve porre una domanda: quanto ho speso per fare questo? Quanto mi rimane nelle unghie? Che qualità ho prodotto? (domanda per contadini seri)

  3. 3

    Luca Ripellino dice:

    Appunto, questo è il problema: si tratta di domande che quasi nessuno si pone, sicuramente perchè alla maggior parte degli agricoltori della qualità non frega un tubo, e anche perchè gli agricoltori stessi non sono certe aiutati dalle loro associazioni di categoria, che sono di sicuro più concentrate sull’aspetto quantitativo, con relative compensazioni PAC e compagnia cantante…. Sono logiche di mercato distorte e fondate sul nulla: non ci si può sempre lamentare dei contributi pubblici, che spesso agli occhi degli agricoltori sono smepre pochi e mal distribuiti, quando poi i contributi stessi vengono erogati come “premio” per aver seminato il cereale X, ma appunto solo per averlo seminato, fottendosene di sapere come viene coltivato, quanto se ne raccoglie, che qualità ha, ecc ecc….

  4. 4

    Carlo Zaccaria dice:

    Il problema è sempre serio quando si modifica la tecnica colturale, soprattutto in periodi in cui il prezzo di mercato del mais non garantisce sostenibilità. Attenzione poi che c’è una ridotta disponibilità di seme, consiglio a tutti di accaparrarsi la semente il prima possibile.

  5. 5

    Fort dice:

    Tutto sommato era meglio quando ci si conservava i semi dal raccolto.
    Si produceva meno ma gli ecotipi erano più resistenti. E la lotta biologica funzionava bene ad insaputa di tutti.
    C’erano meno bovini ai quali dare il mais ma erano più sani. Di conseguenza la gente mangiava meno carne ma si mangiava, in compenso, meglio.
    Poi sono arrivati i “miracolosi” ibridi ed è cominciata una spirale di trattamenti che ha finito per avvelenare il terreno il quale è diventato mero supporto fisico senza più il prezioso humus.
    E’ esatto: si è tirato troppo la corda ed adesso è difficile ristabilire l’equilibrio.
    Esiste, ad es., una società produttrice di fertilizzanti e protezioni connesse che “promette” ben 1.250 ql./Ha di pomodori da industria contro i 700 circa della media: ma bisogna fare tanti di quei trattamenti che, alla fine, a parte il costo che azzera, quasi, il maggior presunto prodotto, questi è anche avvelenato.
    Il discorso sarebbe lungo….
    Vorrei anche dire che il Signor Repellino ha perfettamente ragione là dove parla di contributi alla semina: a mio modesto avviso, i contributi andrebbero alla qualità del prodotto raccolto ed alla maniera di ottenere detto raccolto.
    Un saluto.

  6. 6

    Gianfranco dice:

    Ciao Corsaro, come va?
    é un pò che non mi faccio vedere, ma sono stato impegnato. Sai mi sono iscritto in facebook (la moda del momento) e ci sono anche molti agricoltori, secondo me potrebbe tornarci utile per scambiare idee. pensa che dal Friuli fino a BAri ho trovato gente che è inc…… con i gialli.
    Poi c’è un gruppo di agricoltori di Alessandria.
    Premesso che non sono un amante delle chat, ti dirò che questa è un pò diversa e secondo me può essere utile.
    ciao
    Ps. pensa c’è anche un gruppo dove sono tutti “culi pallidi” gialli……….ecco cosa fanno invece di sbrigare le pratiche e con i nostri soldi!!!!

  7. 7

    Corsaro dice:

    Ciao! Ora arriva anche il bel tempo e i lavori della campagna…
    Ci sono anche io su Facebook, non mi attizza un granchè ma, come dici tu, è un modo per tenerci in contatto.

    @Fort: Si! Vado verso culture dove posso riutilizzare il seme per il nuovo impianto. Il resto è catena di montaggio.
    @Carlo: non so, non credo che seminerò mais per il mercato. E’ diventato troppo penalizzante, margini strettissimi, ridicoli, da fame a fronte di grandi impegni, investimenti e tanta manodopera.

  8. 8

    Gianfranco dice:

    non sono un amante delle chat però in facebook c’è un lato positivo, quello dei gruppi e ci sono anche gli agricoltori, pensa che adesso ero in contatto con uno di chieri ma nato a carmagnola.
    comunque è vero che le giornatew si allungano e c’è da lavorare.. ciao

  9. 9

    silela dice:

    Ciao chissà che chi lavora onestamente deve sempre lottare con tutti….ciao e buon lavoro!

  10. 10

    Corsaro dice:

    A tutto c’è un prezzo!

  11. 11

    Marco dice:

    Per rispondere alla prima domanda di Marzia c’è da dire che questo è il paese in cui il rosso del semaforo non è un divieto ma un consiglio… quindi tutto di conseguenza. Per il resto mi sembra che non ci sia nulla da eccepire, se non chiedersi perchè, benchè tutto pare andare nella direzione sperata, alla fine nulla cambia. Il problema è il consumatore (?!)

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