Corsari del Gusto®

liberi pensieri di un contadino della provincia di Cuneo e dei suoi amici

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La Soya Solidaria

Dal 1995 l’esportazione di soya, e la frontiera agricola ad essa collegata, continua ad avanzare su tutto il bacino del Rio Paranà fino ad intaccare le ultime riserve forestali. Tra gli effetti di questo ecocidio c’è la contaminazione dell’ecosistema naturale che espone le comunità rurali a gravi pericoli.

La diffusione del pacchetto Monsanto, basato sull’uso congiunto del seme Round-Up Ready e del micidiale erbicida Round Up, ha abbattuto i costi di coltivazione su grande scala spingendo le maggiori multinazionali dell’industria agroalimentare a trasformare le risorse idriche e forestali della regione in un gigantesco sistema agricolo per l’esportazione di semi e derivati.                      (By Riccardo Russo-Claudio Sica)

Dal 1995 l’esportazione di soya è raddoppiata in Paraguay, triplicata in Argentina, quadruplicata in Brasile e da allora la frontiera agricola continua ad avanzare su tutto il bacino del Rio Paranà, delle foreste del Mato Grosso alle verdi Yungas alla Pampa umida, al bosco nativo del Chaco. E’ tutta soya geneticamente modificata destinata ai mercati mondiali (compresa l’italia) gran parte per alimentazione animale. In Italia è proibita la semina di organismi geneticamente modificati (OGM) ma c’è una legge fatta apposta per soddisfare le esigenze della solita lobby che ammette l’importazione di derrate che possono contenere contaminazioni di ogm per cui, quella Soya, arriva dritta delle nostre aziende. Ma il fatto che sia OGM è il male minore, lo scandalo è che la coltivazione di questa soya semina morte e distruzione. MORTE E DISTRUZIONE: è risaputo ma l’attenzione della gente viene convogliata altrove, magari nei grandi convegni fatti per salvare il mondo, ecco perchè ritengo l’evento Terra Madre folklore, un colorato folklore. Tutti sanno cosa succede e a tutti fa comodo così. Il legislatore in Italia si lava le mani facendo scrivere nei cartellini del mangime animale “contiene organismi geneticamente modificati” e tutto appare in regola. Con il piccolo particolare che la gente non sa che firma in piazza NO OGM e poi a casa apre il frigo e gnam, gnam.

Le nostre cronache ci informano che è stato trovato morto un corvo in un cassonetto dei rifiuti in Cina, ma non ci parlano di Silvino Talavera un bambino di 11 anni, morto,  per avere inalato il diserbante Raund-Up che viene vaporizzato con aereoplani sulle colture di soya. Villaggi interi vengono “diserbati” per via dell’effetto del vento, muoiono persone ed animali, e si contamina l’acqua.  Ci sono delle lotte armate di contadini che si ribellano a questo sistema, ma si contano ormai molte vittime per mano dei paramilitari che detengono il controllo.

E noi “popolo civile” ed attento, non razzista, impegnato nella salvaguardia della foca monaca lasciamo, con indifferenza, che tutto ciò avvenga. Ma attenzione!

Noi contadini ed allevatori siamo gli utilizzatori finali quelli che, utilizzando materie prime, tra cui soya carioca, cresciamo gli animali. Siamo consumatori e non abbiamo alternativa perchè sul mercato, se hai bisogno di soya, c’è solo quella.

Io punto il dito verso i sindacati agricoli che hanno mancato di una educazione all’etica ed al buon senso, si schierano dietro al NO OGM ma poi lasciano che si firmino leggi che, di fatto, ne permettano l’importazione.

VERGOGNA!  PERCHE’ NON VI E’ MAI VENUTO IN MENTE DI FARCI COLTIVARE A NOI, CONTADINI ITALIANI, LA SOYA PER USO INTERNO impedendo importazione di quella extracee? E’ UNA COLTURA FACILE, CON BASSI APPORTI DI AZOTO (SE LO PRODUCE da sola) CI AVETE FOTTUTO CON LE BARBABIETOLE DA ZUCCHERO, CON LE FILERE CORTE, CORTISSIME. COME POTETE LASCIARE CHE SI USI QUESTA SOYA CHE FA MORTI? Qui la coltura rende poco, perchè penalizzata dal prezzo, competitivo,  di quella di importazione ma se si chiudessero le frontiere, a quella soya-morte,  il prezzo sarebbe equo e noi avremmo una possibilità in più. NOI VOGLIAMO COLTIVARE LA TERRA, NON CEMENTIFICARLA. Ai MANGIMIFICI dell’agrindustria, che sono quelli che con una telefonata ordinano le tonnellate, si dovrebbe imporre:  SOLO GRANAGLIE ITALIANE.  Questo e’ compito di un sindacato, NON IMPORCI I PREZZI NEI MERCATI CONTADINI.

Scusatemi ma mi sono veramente incazzato, una faccenda come questa non si può facilmente risolvere alla fonte ma sicuramente si può contrastare NON CONSUMANDOLA e coltivando in casa quella che ci serve. CHE QUALCUNO SI DIA UNA MOSSA! Se ci sono soldi spendiamoli per IL FARE, non per discutere sul come, perchè, quando e dove. (by Corsaro)

Un ringraziamento al dott. Claudio Sica che con il suo collega, il dott. Riccardo Russo, è partito alla volta dell’America Latina per raggiungere le località “calde” e fare informazione, fare luce su questa terribile vicenda. Il dott. Sica ha risposto cortesemente a una mia email e, a sua volta, mi ha inviato un sacco di materiale (foto e scritti) sul tema.   Riporto un passaggio, forte,  della sua email: “Sono convinto che i problemi che la vostra categoria si trova ad affrontare non siano molto diversi da quelli che, seppur più drammaticamente, subiscono in altre parti del pianeta i lavoratori della terra, i pastori, ecc. Le politiche a breve termine dei governi sottovalutano l’importanza del rapporto diretto con il territorio, la valorizzazione della biodiversità.”                                                                                                                                           Segnalo inoltre una mostra multimediale su questo tema (Sulle traccie della soya) che, per chi fosse interessato ad organizzare eventi di sensibilizzazione, è disponibile a fronte di un contributo economico. Per questo contattare: info[at]claudiosica.net oppure riccardo.russo[at]uniroma1.it