Corsari del Gusto®

liberi pensieri di un contadino della provincia di Cuneo e dei suoi amici

GULP!

Uniti dal ruolo fondamentale che, nei rispettivi Paesi, hanno le piccole e medie industrie, oggi il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Paolo De Castro e il Ministro Indiano delle Industrie della trasformazione alimentari Subodh Kant Sahai, hanno firmato a New Delhi, un importante Memorandum of Understanding di cooperazione nel settore dell’agroalimentare. La tecnologia e la formazione italiana si uniscono dunque alle produzioni agricole ed agroalimentari dell’India. Il progetto si chiama “Agro-food park India” e prevede la realizzazione entro diciotto mesi di una struttura complessa e composita, che può essere definita ‘distretto industriale’. Si tratta di un’area attrezzata e autosufficiente per la trasformazione dei prodotti alimentari del territorio. “La realizzazione dell’Agro-food park – spiega il Ministro De Castro – deve essere intesa come uno strumento che traghetterà il sistema italiano sul mercato indiano e che contribuirà alla realizzazione dello sviluppo di questo settore economico considerato prioritario e strategico dal Governo indiano”. Con la firma dell’accordo di oggi, imprese italiane ed indiane si uniranno e coopereranno attivamente in nuovi progetti agroalimentari. Nel distretto industriale, saranno realizzati tre stabilimenti di trasformazione che utilizzeranno impianti e tecnologia italiana. Fondamentale è il coinvolgimento degli agricoltori di frutta e verdura e dei produttori di latte locali, che faranno riferimento agli stabilimenti, strategico poi è il ruolo fornito dalla ricerca universitaria e dalla formazione. “Un progetto importante – conclude De Castro – che concretizza gli intenti comuni dei due Paesi di rafforzare l’agroalimentare e che si abbina alle crescita esponenziale delle esportazioni del Made in Italy in India”. Per la delegazione italiana, oltre al Ministro, erano presenti rappresentanti di Confindustria, Federalimentare, Fedagri, Italian Style, Anima (Federazione delle associazioni nazionali dell’industria meccanica), Unacoma (Unione nazionale costruttori macchine agricole), Unione Parmense Industriali, Cermac (Consorzio di promozione all’export per l’agricoltura, la zootecnia e l’agroindustria) e CRAI.
(by ministero politiche agricole)

10 Commenti »

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10 Risposte a “GULP!”

  1. 1

    Anonymous dice:

    E con questo cosa vuoi dire Corsaro?

  2. 2

    marzia dice:

    …forse che sarebbe meglio aiutare prima in modo un po’ più intelligente le nostre produzioni agricole ed agroalimentari?????
    non per egoismo, ma… non è che noi siamo messi molto bene!

  3. 3

    Corsaro dice:

    Io mi chiedo:
    a) chi paga l’opera

    b) quali sono i termini dell’accordo relativi all’interscambio merci?

    c) ma chi è che decide ‘ste robe, Pietro Gambadilegno e la banda Bassotti?

    Sui punti a e c ironizzo ma sul punto b mi incazzo davvero: ma siamo scemi? quale è il prezzo della gloria del progetto “Agro-food park India”?
    Quanta “roba agricola” si dovrà importare per contratto? l’India, per esmpio, produce tanto latte. E allora? Si berrà latte indiano? E i nostri qui?
    Questa notizia è passata in sordina noialtri, anestetizzati da quello che ci propinano tutte le ore tra tv e giornali, non contiamo proprio nulla!

  4. 4

    Luca Ripellino dice:

    L’ennesima vergogna, l’ennesimo favore all’industria! Condivido l’opinione di Marzia: non per egoismo, ma se proprio si deve fare un accordo di quel genere con un paese straniero, mi chiedo, uno un pò più vicino dell’India non andava bene?! Dicono che nella zona dell’agro-food park indiano producono tanto latte: e chissenefrega!! Nè egoismo nè razzismo, ma visto che igiene, pulizia e tutela ambientale non sono (e non possono essere!) delle prerogative dei paesi emergenti quale è l’India, stesso discorso vale per la Cina, potrò almeno chiedermi che razza di latte producono? O meglio, qual’è la salubrità di quel latte? E le vacche che lo producono, seppur sacre per gli indiani, come sono state alimentate? Dice bene Marzia, si potevano aiutare diversamente i produttori italiani dell’agroalimentare (soprattutto i piccoli, quelli di cui non frega nulla a nessuno), e si potevano aiutare anche quelli indiani con interventi politici mirati: ma questa corsa verso la globalizzazione totale e assoluta non vedo come potrà stare in piedi. Luca

  5. 5

    Corsaro dice:

    Questi sono i motivi che mi spingono a contestare (in certi casi) a voce alta e con “orgoglio di contadino italiano” l’operato dei lenti (slow food) dei gialli (coldiretti) dei rossi (cia) dei nonlosò (unione agricoltori).
    Rimango allibito. Chi se non “essi” a combattere queste iniziative? Perchè solo sempre prospettare un mondo idilliaco dei presidi, dei farmer marker, delle bancarelle del gusto, delle fattorie didattiche. Tutta bella roba ma c’è un fatto: prepariamoci a bere latte indiano, dimostratemi il contrario.
    PS: magari hanno trovato il sistema per cui dopo una minima “lavorazione” del latte indiano lo si può griffare con MADE IN ITALY.
    …li mortacci…allora siamo a posto!!

  6. 6

    Luca Ripellino dice:

    E quello del latte, sia chiaro, è solo un esempio! Il brutto è che questi sono discorsi applicabili ad ogni settore produttivo, o se si preferisce, ad ogni genere alimentare: ci rendiamo conto che oggi (che non è periodo natalizio nè pasquale) è impossibile trovare in macelleria carne di capretto o agnello, e quando invece si trovano arrivano TUTTI da Francia, Belgio, o paesi dell’Est europeo?! E i nostri? Semplice: i pochi che ancora cercano prodotti nostrani da vendere li pagano una miseria ai produttori, cifre che offendono persino la dignità di chi ha lavorato per allevare e/o produrre quel bene! E’ notizia di oggi, sul bellissimo blog di Marzia, che gli agnelli di pascolo vagante (cioè quelli che non conoscono altro cibo che latte ed erba) sono pagati ai pastori 2€ al kg, quindi massimo guadagno (lordo) 30-40€ per animale… Questi sono i problemi di cui politiche e associaioni di settore dovrebbero occuparsi: penso sia giusto che questi vengano prima degli agri-food park! Ma invece…

  7. 7

    Anonymous dice:

    Vorrei sapere quanti allevano ancora allo stato brado…io adesso abito in una tenuta agricola sulle pendici di Roe’ …la mattina vengo svegliato dall’urlo del pavone maschio scendo in aia e vedo le tibetane(capre che mi vengono incontro a prendere i bocconi di pane, oche che corronoi su per il monte fra castagni e roveri…e giu’ sotto? torelli e mucche libere in uno spazio stupendo…credo che intervistero’ personalmente il signor Gaoso…se fosse vero quello che vedo d’ora in poi faro’ part time trattoria e contadino….evvai!
    Adriano

  8. 8

    liborio dice:

    Una mossa azzeccata per penalizzare ulteriormente la nostra agricolture e derivati.

    Un po’ come accade con le arance in Sicilia: l’unione europea impone al nostro Paese di importare quote di arance dalla Spagna pertanto quelle siciliane le mandiamo al macero, e noi magnamo le spagnole…
    W l’Italia, W l’Europa!

  9. 9

    Anonymous dice:

    leggi su gamberorosso la giornata dedicata alle rosse siciliane…qualcosa si sta muovendo….ragazzi sveglia!!!!! possiamo veramente fare qualcosa?

  10. 10

    Anonymous dice:

    Fare qualche cosa? Cosa?

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