Corsari del Gusto®

liberi pensieri di un contadino della provincia di Cuneo e dei suoi amici

La casta del gusto, di Camillo Langone

Camillo Langone scrive su Panorama: “Potenti nel piatto, scrittori arrosto e in brodo.” Un pezzo duro e puro, una analisi precisa sugli elementi (giornalisti e giornalosti) che, secondo lui, fanno parte della Casta del gusto del nostro paese, elementi che sono tra loro in polemica ma hanno un obbiettivo: l’egemonia sul palato degli italiani.
Li divide in vari gruppi, Veronelliani di destra e di sinistra, in questo girone ci mette
Paolo Massobrio, Tommaso Farina , Carlo Cambi ed Enzo Vizzari della Guida dell’Espresso..
Poi si fa più complicato, e i gironi sono, Marx e Nietzsche dove ci ficca Antonio Fiore del Corriere del Mezzogiorno e Claudio Sacco che con il suo blog altissimo ceto si definisce il nuovo che avanza, sognando una ristorazione elitaria, senza freni e libera dai confini spazio tempo, in chiara contrapposizione con i concetti di cibo a km zero.
Massobrio e Farina li ritroviamo anche nel girone dei cattoedonisti, fumano toscani, stravedono per l’oca in onto ( bona!), per la Barbera del Monferrato ma si fermano, nel totale rispetto delle regole del catechismo, durante il venerdì di Quaresima. Qui, Camillo Langone, sottolinea che si ferma, dal mangiare carne, tutti i venerdì dell’anno seguendo regole ben più antiche e più severe.
Identitari e globalisti, Edoardo Raspelli è un localista che ha condensato il suo credo in una massima famosa: “Terra, tradizione e territorio”. Ma, e bene precisarlo, che Raspelli viene piazzato anche nel girone dei Cronisti per il suo stile senza svolazzature poetiche, da vero cronista del fatto.
Globalista è Allan Bay che sostiene a voce alta l’assurdità del concetto di menù a km zero.
Pure Stefano Bonilli e Paolo Marchi (oloap nei blog) sono contrari al km zero.
Scrutonisti e animalisti: Roberta Schira, autrice de “Libro delle frattaglie.”
Camilla Baresani, animalista convinta vorrebbe vietare il consumo di fegato grasso e obbligare gli operatori allo stordimento elettrico delle aragoste prima del salto nell’acqua bollente, per la cottura.
Assolutisti e relativisti: Carlin Petrini, guru di Slow Food sicuro assolutista mentre il campione dei gourmet relativisti è Davide Paolini, il cui grido di battaglia, sul Sole 24 Ore, è il godereccio ” A me me piace”.
Che dire? Mi viene spontaneo suggerire, forse un po’ spavaldamente, a Camillo Langone, che c’è un nuovo movimento che cerca spazio nel food italiano, i Corsari del gusto di cui sono il peggiore rappresentante, quello cattivo, quello che non scende a patti con nessuno che non scenda prima lui. Manderò il link di questo post a Camillo Langone così che possa farsi una idea dei miei peccati e chissà…
(by Corsaro)

2 Commenti »

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2 Risposte a “La casta del gusto, di Camillo Langone”

  1. 1

    Tommaso Farina dice:

    Presente! Camillo ha interpellato un po’ di giornalisti gastronomici e ha fatto loro una serie di divertenti domande. Perché poi il titolista di Panorama abbi avuto l’idea di scrivere “I potenti nel piatto”, Iddio solo lo sa.

  2. 2

    Corsaro dice:

    Sappiamo tutti che il buon Dio ha uno spiccato senso dell’umorismo!

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