Corsari del Gusto®

liberi pensieri di un contadino della provincia di Cuneo e dei suoi amici

Archivio per la categoria 'corsari baciamo le mani'

La bufalata

Solidarietà, per quello che può servire, agli amici campani (e non solo) produttori di mozzarelle.

Diossina? Certo, se c’è pericolo per l’uomo, va tutto eliminato. Ma il latte perdinci! Non un intero
settore, nell’indifferenza più o meno totale! Con tirate di orecchie da paesi dove non sanno nemmeno cosa sia la democrazia e che hanno tradizioni alimentari discutibili e molto lontane dalle nostre. Paesi che in preda al deliro produttivo producono senza regole, con la complicità, ahimè, di tanta imprenditoria “nostrana”.
Ne so qualche cosa sull’argomento allevatore/avvelenatore!
In 25 anni di allevamento ne ho viste, e provate sulla pelle, di cose. Partiamo dai conigli radioattivi (tempi di Cernobyl) a quelli all’antibiotico, alla sars, l’aviaria. So come uno si sente accusato, a torto, di essere un untore.

A torto perché passato l’uragano tutto torna normale, come per la vacca
pazza. Secondo gli esperti studiosi (quelli che passano la vita a parlare con i topi) saremo dovuti morire tutti, noi mangiatori di Angus. Siamo ancora in tempo, ma speriamo di no!

La centralità dell’uomo? Ma quale uomo! Si fa ben poco per costruirci un futuro “pulito”. Tutto continua a essere relazionato al “produrre” solo PIL.

Sapete che penso molto, ma moooltissimo a malincuore? Penso che forse si stava meglio quando si stava peggio:

(by Corsaro, foto google)

La casta del gusto, di Camillo Langone

Camillo Langone scrive su Panorama: “Potenti nel piatto, scrittori arrosto e in brodo.” Un pezzo duro e puro, una analisi precisa sugli elementi (giornalisti e giornalosti) che, secondo lui, fanno parte della Casta del gusto del nostro paese, elementi che sono tra loro in polemica ma hanno un obbiettivo: l’egemonia sul palato degli italiani.
Li divide in vari gruppi, Veronelliani di destra e di sinistra, in questo girone ci mette
Paolo Massobrio, Tommaso Farina , Carlo Cambi ed Enzo Vizzari della Guida dell’Espresso..
Poi si fa più complicato, e i gironi sono, Marx e Nietzsche dove ci ficca Antonio Fiore del Corriere del Mezzogiorno e Claudio Sacco che con il suo blog altissimo ceto si definisce il nuovo che avanza, sognando una ristorazione elitaria, senza freni e libera dai confini spazio tempo, in chiara contrapposizione con i concetti di cibo a km zero.
Massobrio e Farina li ritroviamo anche nel girone dei cattoedonisti, fumano toscani, stravedono per l’oca in onto ( bona!), per la Barbera del Monferrato ma si fermano, nel totale rispetto delle regole del catechismo, durante il venerdì di Quaresima. Qui, Camillo Langone, sottolinea che si ferma, dal mangiare carne, tutti i venerdì dell’anno seguendo regole ben più antiche e più severe.
Identitari e globalisti, Edoardo Raspelli è un localista che ha condensato il suo credo in una massima famosa: “Terra, tradizione e territorio”. Ma, e bene precisarlo, che Raspelli viene piazzato anche nel girone dei Cronisti per il suo stile senza svolazzature poetiche, da vero cronista del fatto.
Globalista è Allan Bay che sostiene a voce alta l’assurdità del concetto di menù a km zero.
Pure Stefano Bonilli e Paolo Marchi (oloap nei blog) sono contrari al km zero.
Scrutonisti e animalisti: Roberta Schira, autrice de “Libro delle frattaglie.”
Camilla Baresani, animalista convinta vorrebbe vietare il consumo di fegato grasso e obbligare gli operatori allo stordimento elettrico delle aragoste prima del salto nell’acqua bollente, per la cottura.
Assolutisti e relativisti: Carlin Petrini, guru di Slow Food sicuro assolutista mentre il campione dei gourmet relativisti è Davide Paolini, il cui grido di battaglia, sul Sole 24 Ore, è il godereccio ” A me me piace”.
Che dire? Mi viene spontaneo suggerire, forse un po’ spavaldamente, a Camillo Langone, che c’è un nuovo movimento che cerca spazio nel food italiano, i Corsari del gusto di cui sono il peggiore rappresentante, quello cattivo, quello che non scende a patti con nessuno che non scenda prima lui. Manderò il link di questo post a Camillo Langone così che possa farsi una idea dei miei peccati e chissà…
(by Corsaro)

Forse volevano solo mortadelle…

200 prosciutti crudi di Parma e 300 di San Daniele sono stati
rispediti al mittente, cioè all’Italia, dal personale doganale di Pechino che ha contestato, a tale fornitura, la mancanza di un codice di regolamentazione scritto.

Gravissima mancanza se pensiamo con quali standard qualitativi arrivano in Italia i prodotti made in China!

Sono queste le opportunità del “nuovo mondo” tanto decantate da chi la sa lunga? Questa politica di apertura ha prodotto un grandissimo risultato, per la Cina, infatti sembra che il valore dei prodotti agroalimentari importati in Italia dalla Cina è quasi sette volte superiore del valore di quello che si esporta! Ho trovato questa tabella: ( un po’ vecchiotta, ma rende l’idea)

Tavola 1 – Interscambio commerciale tra Italia e Cina – Anni 2000-2005
(valori in milioni di euro)

…………………2000……2001….. 2002…..2003…..2004…..2005

Importazioni…… 7.028…… 7.484…..8.307…. 9.553…11.828….14.131

Esportazioni……. 2.380……. 3.275…..4.017…..3.850….4.448….. 4.605

Saldi……………… -4.648…. – 4.209… – 4.290.. -5.703…-7.380.. -9.526

Cavolo!
Mi sfugge qualche cosa, non riesco afferrare il senso di quest’affarone e mi viene insistente un pensiero:”forse volevano solo mortadelle!”. Boh?
(testo by Corsaro, immagine: fonte)

Città del gusto e dalla salute (di chi?)

“Un Anello per domarli, un Anello per trovarli, un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli”

La conquista dell’Expo passa anche dai tormentati Mercati generali di via Lombroso. Si chiamerà ‘Città del gusto e della salute’ il distretto del buon cibo nell’era slow food che nascerà su 132mila metri quadrati dove c’era il pubblico macello. Costerà circa 140 milioni di euro, previsti tre anni di lavori con apertura entro la fine del 2011. È uno degli assi che Letizia Moratti vuole giocarsi per vincere l’Esposizione universale del 2015. Ma è anche un progetto che «si farà comunque», anche se l’Expo non sarà assegnata a Milano, assicura l’assessore alle Attività produttive Tiziana Maiolo. E dovrà servire, aggiunge il presidente di Sogemi Roberto Predolin, ad «avere finalmente i soldi per la ristrutturazione delle nostre strutture». Che i Mercati generali, a partire dall’Ortomercato finito più volte nella bufera, abbiano bisogno di un risanamento anche strutturale è noto da tempo. ( Fonte )


Ancora megastore del gusto?
Ammazza…oooh!
Ma questi vogliono proprio farmi lavorare!
(By Corsaro)